Il Consiglio dei Ministri del 20 gennaio ha approvato in via preliminare lo schema di decreto sull’accesso ai dati e ai documenti delle pubbliche amministrazioni. Si tratta del decreto attuativo della Legge Madia di Riforma della Pubblica Amministrazione (Legge n. 124/2015) che, nelle intenzioni del Governo dovrebbe diventare il “Freedom of Information Act” (Foia) italiano, una nuova legge di accesso all’informazione in linea con i migliori standard internazionali.
La bozza di questo testo non è mai stata pubblicata dal Governo (non c’è stata trasparenza sulla legge sulla trasparenza) ma il 27 gennaio, Il Fatto Quotidiano e Valigia Blu hanno pubblicato la bozza del decreto presentata al Consiglio dei Ministri il 20 gennaio.
Purtroppo, già alla prima lettura della bozza entrata in CdM, questo testo è assai deludente e sicuramente non all’altezza delle promesse che il Ministro Madia e lo stesso Presidente Renzi hanno ripetuto pubblicamente nei mesi scorsi.
Se il testo non sarà modificato nelle prossime settimane, questa sarà l’ennesima occasione perduta per fare dell’Italia un paese più democratico e giusto. Oggi siamo solo 97° su 103 paesi nel ranking internazionale di accesso all’informazione e secondo l’ultimo rapporto di Transparency International penultimi in Europa e 61° nel mondo per lotta alla corruzione.
Con un vero Foia tutti avrebbero diritto di sapere quello che fanno governi e amministrazioni perché i cittadini possono accedere agli atti e ai documenti della pubbliche amministrazion, ma invece di un passo avanti il nuovo decreto rischia addirittura di far retrocedere il nostro Paese.
Allo stato attuale, grazie all’art. 6, il nuovo decreto trasparenza offre molte scappatoie per non divulgare informazioni non solo sulle società partecipate ma anche sulle spese dei politici e molto altro.
Il testo presentato al Cdm del 20 gennaio 2016 non soddisfa le esigenze del Paese e non è all’altezza della democrazia italiana perché non supera il modello di accesso costruito dalla Legge 241 del 1990 e non rispetta i 10 punti irrinunciabili che abbiamo individuato.
Il decreto, infatti, istituisce una nuova tipologia di accesso che non sostituisce quella prevista dalla Legge n. 241/1990. Anzi, il nuovo “accesso civico” rappresenta una sorta di accesso di serie B in quanto consente a chiunque di vedere ed avere copia di dati e documenti solo ove non ricorrano una serie di numerosissime eccezioni. La lunga lista delle esclusioni, di fatto, attribuisce un ampio potere discrezionale alle pubbliche amministrazioni e in più non sono chiaramente individuati i confini tra il nuovo accesso e quello precedente definito dalla legge 241.
Non si comprende la scelta di due strumenti di accesso paralleli, soluzione che non è in linea con il quadro internazionale, complica l’attuazione, rischia di rendere maggiormente gravoso il lavoro delle amministrazioni (che dovranno valutare e utilizzare il potere discrezionale) e può avere l’effetto “boomerang” di diminuire l’ampiezza di dati e documenti per i quali è possibile l’accesso (date le ampie e numerose eccezioni, maggiori rispetto alla legge 241/1990).
Inoltre:
- non è previsto che l’accesso ai documenti informatici sia sempre gratuito
- non sono indicati precisamente i costi che potranno essere richiesti al richiedente (es. per riproduzione e spedizione)
- non è previsto che quando un’informazione sia stata oggetto di un certo numero di richieste di accesso, l’amministrazione debba pubblicare l’informazione nella sezione “Amministrazione Trasparente”
- i rimedi giudiziari previsti non sono veloci e poco onerosi e non è previsto alcun rimedio stragiudiziale (es. ricorso ad ANAC)
- non sono previste adeguate sanzioni in caso di accesso illegittimamente negato;
- le pubbliche amministrazioni possono continuare ad applicare il silenzio-diniego rendendo molto arduo il percorso di richiesta.
Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi chiediamo di modificare il decreto per far sì che gli italiani possano beneficiare della trasparenza che si meritano e di cui hanno bisogno per partecipare attivamente alla vita della democrazia.
Come Foia4Italy chiediamo inoltre al Parlamento, che sul testo proposto dal Governo dovrà esprimere un parere obbligatorio anche se non vincolante, di segnalare queste manchevolezze e vigilare affinchè la normativa sull’accesso sia davvero evoluta e all’altezza delle promesse fatte fin qui dai rappresentanti dell’Esecutivo, all’altezza degli altri Paesi e del nostro futuro.
Se vogliamo che Governo e Parlamento adottino un vero FOIA abbiamo bisogno che i cittadini rivendichino finalmente diritto ad una pubblica amministrazione davvero trasparente.